Admin il Sab 3 Ott 2009 - 16:43
.Il 14-15 agosto 1977, nell’ultimo giorno della sua vita straordinaria di genio della musica pop capace di eccitare i ragazzi del mondo e suscitare una sino allora mai vista isteria collettiva col suo stile tra passione e parodia, il Re del Rock si sveglia alle quattro del pomeriggio: come sempre. Nella stanza da letto rossa e nera del suo regno, Graceland a Memphis, l’enorme letto di tre metri per tre è issato su una pedana, fronteggiato da un gran televisore mai spento; la luce è fioca, l’aria è gelida per via dei potenti condizionatori sempre in funzione. Il risveglio è faticoso: come sempre, per l’idolo perennemente drogato di oppiacei e sonniferi. Elvis Presley chiede al telefono la colazione: di solito mangia una omelette di sei uova, venti fettine di pancetta affumicata fritta, patate al burro, succo d’arancia. Ma lo aspetta una tournèe e, pateticamente, sta provando a seguire una dieta, a bere solo caffè nero: a 42 anni pesa 115 chili, il grasso ha deformato la bella faccia del Sud, grava sul corpo che arriva a un metro e ottanta con cinque-sei centimetri di tacchi interni ed esterni.
Alle 13 del giorno dopo si sveglia a fatica, prende il caffè e un libro sulla Sacra Sindone, avverte Ginger: «Vado in bagno a leggere un po’». Alle 14 Ginger entra piano nel bagno: Elvis è in terra a faccia in giù, freddo come il ghiaccio, il viso divenuto una maschera grottesca e cianotica, i denti stretti sulla lingua pendula, gli occhi rossi di sangue e immobili sotto le palpebre chiuse. Chiamano i suoi dottori, chiamano l’ambulanza. Pensano a una overdose. Al Baptist Memorial Hospital fanno di tutto, ma alla fine debbono dichiararlo «deceduto all’arrivo».
L’eccezionale fenomeno sociale, il personaggio meraviglioso e kitsch, il Re del Rock se n’è andato, è rimasto solo, nudo, morto.